C’è un giovane artista francese che lavora con il filo di ferro intrecciandolo per rappresentare forme, principalmente di animali. Ma guardate questo video.

Giraffe o elefante? Quale risposta è quella giusta? Sono vere entrambe perché è un problema di prospettiva. Da punti di vista diversi è possibile osservare la realtà in modo diverso.
Nel caso di Matthieu, per godere di una visione complessiva del suo lavoro, è necessario accogliere e intrecciare sguardi che vengono da posizioni differenti. Solo così l’opera ci restituirà il suo significato.

 

Senza titolo

 

Questa è solo una suggestione che ci conduce ad uno dei passaggi che in anni di lavoro sul campo si è rivelato fondamentale nell’incontro con le organizzazioni e le aziende: per iniziare un lavoro serio è necessario riconoscere che le varie realtà sono complesse, hanno più prospettive; il primo passo per conoscerle è saper porre quelle domande che ci permettono di esplorare i punti di vista diversi di chi ci lavora, tenendo conto di tutte le parti in gioco. Insomma, sono lo strumento che ci permetterà di girare intorno alla giraffa/elefante, così da poter avere una visione il più possibile ricca ed esaustiva.

Dedicare molto tempo e molta attenzione alle cosiddette interviste non è sono solo un passaggio obbligato ma un’occasione. Innanzitutto, perché ci siamo accorti che fare domande non è unidirezionale. Anzi. Si tratta di una relazione. Intervistare è un rapporto che si instaura e che arricchisce anche noi: apre al confronto, offre sfumature e varca il confine delle definizioni, senza contare che come scrive Kaufmann (L’intervista, 2009) “l’intervistato possiede un sapere prezioso che l’intervistatore, per quanto padrone del gioco, non ha”. E quindi è anche conveniente, per avviare un processo di cambiamento che non si basi solo sulla teoria. Intervistare alla fine vuol dire conoscere, mettere in luce la complessità di una realtà che è articolata e questo ci aiuta ad accorgerci che una giraffa è una giraffa, ma potrebbe essere anche un elefante, e nessuna delle due affermazioni sarebbe sbagliata. Quello che ci muove non è l’intenzione, per così dire, di salvare capra e cavoli, ma un’osservazione intera, appassionata e insistente sulla realtà che è sempre molto più grande della nostra prima impressione.