Attenzione, concentrazione, ritmo, velocità.
Ve lo ricordate questo gioco? Si faceva da bambini a scuola ed era un modo per rompere il ghiaccio, imparando i nomi dei compagni.

Bandabardò l’ha trasformata in un ritornello in una canzone che entra in testa e non esce più (se volete ascoltarla, la trovate qui)

Intanto abbiamo capito che quando parliamo di attenzione non dobbiamo pensare ad una forma sola, ne esistono diverse e ciascuna con un suo compito.

Parliamo di allerta, ad esempio, che ci fa reagire prontamente agli stimoli, o di attenzione selettiva quando ci concentriamo su qualcosa di specifico e trascuriamo il contorno. C’è l’attenzione alternata che è quella che ci permette di passare da un compito ad un altro, oppure l’attenzione divisa, ad esempio quando stiamo guidando e nel frattempo conversiamo con il nostro passeggero.

E poi c’è l’attenzione sostenuta: è quella più faticosa, che richiede impegno ed è quella su cui più ci stiamo smarrendo, sollecitati da continue distrazioni. E quel tipo di attenzione che ci permette la meravigliosa sensazione di assorbimento totale mentre leggiamo un libro, o mentre siamo a teatro, mentre guardiamo un quadro o vediamo un film al cinema, o ascoltiamo una persona parlare. Quella che non fa sentire il tempo che passa e che ci fa sorprendere quando guardiamo l’orologio.

Senza titolo

L’Università degli studi di Trento ha messo a disposizione sul suo sito una serie di esercizi di allenamento per metterci alla prova.

Vi mettiamo qui il link potete farne alcuni direttamente online ed altri sono scaricabili.

Noi abbiamo provato e all’inizio ci sono sembrati semplici, in realtà il primo dato evidente è che richiedono davvero di concentrarsi, di stare nel momento preciso, allontanando fonti di disturbo, altrimenti anche l’esercizio più facile riuscirebbe a sfuggirci.

Fate una pausa e provateci!