The other Pair è un corto di Sarah Rozik del 2014, che ha ottenuto alcuni riconoscimenti importanti.
Lo trovate qui. Guardatelo!

Molti di voi magari lo conoscono già. Ma rivederlo può aggiungere qualche sfumatura.
Al di là dell’aspetto emotivo che suscita e del senso di bene evidente, abbiamo cercato di capire cosa ci ha consegnato da infilare nel nostro bagaglio affollato di spunti e contenuti.

Stacchiamoci un attimo dal binomio povertà-agiatezza e dal contrasto evidente dei due mondi, sottolineato così efficacemente dalle scarpe indossate dai due bambini.
Rimaniamo sui gesti che danno spessore alla storia. In una stazione affollata un bambino con vecchie infradito rotte, invidia la lucentezza e la bellezza delle scarpe di un coetaneo. Il bambino con le scarpe nuove sale sul treno e nel caos ne perde una che rimane sulla banchina. L’altro, dopo l’iniziale tentazione di tenersi quella scarpa per sé, la raccoglie e decide di provare in tutti i modi a lanciarla sul treno in partenza…non riesce. La scarpa rimane a terra. L’altro bambino con una sola scarpa nera, sul treno, se la toglie e la lancia sulla banchina, così che il coetaneo rimasto a terra possa averle entrambe.

 

Senza titolo

© The Other Pair

 

Ci sembra che il nucleo interessante possa essere la parola generosità.
Un po’ perché abbiamo scoperto che ha a che fare con molti altri termini con cui condivide la radice: ad esempio l’aggettivo generativo.
Ed è qui il punto.
Il gesto generoso del primo bambino ha una conseguenza inaspettata. Genera altra generosità. C’è una prospettiva di dono reciproco, di condivisione. Essere generosi crea uno scambio con conseguenze imprevedibili. Spalanca alla speranza. Addirittura, il gesto iniziale del primo bambino viene superato, se così si può dire, dal bambino sul treno, che ha una reazione dinamica, intelligente, e alla fine, se vogliamo, “utile” perché privandosi della sua scarpa, sa che almeno l’altro bambino potrà utilizzarle pienamente.
Essere generosi eccede la logica del calcolo, e lascia spazio all’altro che a sua volta può esserne contagiato (oppure no, ma fa parte di questa strana virtù che può accettare e rischiare anche la non riconoscenza e l’indifferenza, proprio perché priva di tornaconto).  E i semi che questa generosità mette in campo germogliano dando frutti nuovi.