Finché quella donna del Rijksmuseum

nel silenzio dipinto e in raccoglimento,

giorno dopo giorno versa il latte

dalla brocca nella scodella,

il mondo non merita

la fine del mondo

(Wislawa Szymborska)

 Senza titolo

 

Leggendo il discorso che Papa Francesco ha rivolto ai duecento artisti invitati a partecipare nella Cappella Sistina all’udienza del 23 giugno, abbiamo ricordato le parole della poetessa polacca, che con penna leggera, ha reso eterna ai nostri occhi la lattaia di Johannes Vermeer:  finchè giorno dopo giorno quella donna verserà il latte con la brocca ci ricorderemo che la vita vale la pena di essere vissuta.

Perché ci stanno a cuore le parole del Papa? Perché nel nostro lavoro di questi anni, nelle news che vi mandiamo, il tentativo è proprio quello di scovare e raccontare quello che  in mezzo alle contraddizioni della realtà, ci può aiutare ad  “allentare i confini”, e “dilatare i limiti” del nostro quotidiano.

Riportiamo qui, semplicemente, le cose che ci siamo appuntati e che non vogliamo dimenticare:

La realtà è profonda e poliedrica

L’artista prende sul serio la profondità inesauribile dell’esistenza, della vita e del mondo, anche nelle sue contraddizioni e nei suoi lati tragici. Questa profondità rischia di diventare invisibile allo sguardo di molti saperi specializzati, che rispondono a esigenze immediate, ma stentano a vedere la vita come realtà poliedrica.

Aprire e portare novità

L’artista è un bambino – non deve suonare come un’offesa –; significa che si muove anzitutto nello spazio dell’invenzione, della novità, della creazione, del mettere al mondo qualcosa che così non si era mai visto. Facendo questo, smentisce l’idea che l’uomo sia un essere per la morte. L’uomo deve fare i conti con la sua mortalità, è vero, ma non è un essere per la morte, bensì per la vita.

Sognare nuove versioni del mondo

La creatività dell’artista: non basta soltanto guardare, bisogna sognare. Noi esseri umani aneliamo a un mondo nuovo che non vedremo appieno con i nostri occhi, eppure lo desideriamo, lo cerchiamo, lo sogniamo.

L’arte non è un anestetico

L’arte e la fede non possono lasciare le cose come stanno: le cambiano, le trasformano, le convertono, le muovono. L’arte non può mai essere un anestetico; dà pace, ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie.

La bellezza che salva

L’arte tocca i sensi per animare lo spirito e fa questo attraverso la bellezza, che è il riflesso delle cose quando sono buone, giuste, vere. È il segno che qualcosa ha pienezza: è infatti allora che ci viene spontaneo dire: “Che bello!” La bellezza ci fa sentire che la vita è orientata alla pienezza.

 

Vale la pena leggere il testo integrale che trovate qui perché ci riguarda tutti!