Miracoli

 

Perché la gente fa tanto caso ai miracoli?

Per quanto mi riguarda io non conosco altro che miracoli,

sia che passeggi per le vie di Manhattan,

o levi il mio sguardo sopra i tetti, verso il cielo,

o sguazzi coi piedi nudi lungo la spiaggia, proprio sul filo dell’acqua,

o mi fermi sotto gli alberi, nei boschi,

o parli, di giorno, con chi amo, o dorma, di notte, accanto a chi amo,

o sieda a pranzare a un tavolo insieme ad altri,

o getti uno sguardo agli estranei che viaggiano in tram di fronte a me,

o spii le api che nei pomeriggi d’estate si affaccendano intorno all’alveare,

o gli animali al pascolo nei campi,

o gli uccelli, o gli straordinari insetti dell’aria,

la meraviglia del tramonto, le stelle che brillano placide e luminose,

o la delicata sottile curva della luna nuova in aprile;

queste cose, e le altre, una e tutte, sono miracoli per me,

a tutto si riferiscono anche se ognuna è distinta dalle altre,

e al suo posto.

 

È un miracolo per me ogni ora di luce e di buio,

è un miracolo ogni centimetro cubo di spazio,

ogni metro della superficie terrestre è impregnato di miracolo,

formicola di miracoli ogni centimetro del sottosuolo.

 

Il mare è per me un miracolo senza fine,

i pesci che nuotano – gli scogli – il moto delle onde –

le navi che portano gli uomini,

quali i miracoli più strani di questi?

 

Walt Whitman, 1856 (Foglie d’erba)

 

Miracoli