Abbiamo cercato di districarci tra le fonti che vorrebbero sintetizzare e rendere comprensibile a tutti quel mondo futuristico che Zuckerberg ha presentato il mese scorso col nome di Metaverso. Sinceramente per noi rimane ancora abbastanza oscuro e vago.
Ma ci pare di vedere, quella sì, la direzione, al di là di come poi concretamente verrà realizzato.
Tutto il mondo (e per mondo pensiamo a quell’insieme di cose e persone che ci interessano) a portata di …e qui ci scappa la parola, ma certo non è mano. Perché mano contiene una fisicità che non è prevista. Si parla sempre di percezione della presenza, e il verbo più spesso utilizzato è sembrare. Tutto quello che ci interessa potremo farlo come se. Ecco, vorremmo fermarci su questo. Tutto, come se.

Come se gli amici fossero sul divano con te, come se i tuoi compagni di squadra giocassero con te a calcio, come se i tuoi genitori fossero lì con te, come se fossi in ufficio con i tuoi colleghi, come se vivessi nella casa che ti puoi immaginare come vuoi. Ci parlano di esperienza immersiva oltre ogni aspettativa.

Solo che poi abbiamo guardato il video ufficiale di presentazione e di tutte le cose che Mark ci racconta con entusiasmo, ce ne colpisce una che ai nostri occhi stride come una forchetta su un vetro.

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Facebook è nata essenzialmente per connettere le persone e questa mission non verrà tradita da Meta. Anzi. Potenziata in un modo che nemmeno ci immaginiamo. Anche la scelta del nome significa che ogni barriera vuole essere abbattuta; spazio, tempo, ostacoli tutto superato verso quell’oltre che è ancora tutto da esplorare. Ci viene detto, con convinzione, che saremo dentro l’esperienza. E non fuori a guardare uno schermo. E ad un certo punto ci vengono mostrate due donne. Una sul divano di casa sua la sera al rientro dal lavoro e l’immagine ci trasmette un certo senso di solitudine e desolazione. Vorrebbe andare ad un concerto dove è andata una sua amica, che sta però dall’altra parte del mondo. Detto fatto, l’amica invita il suo avatar/ologramma al concerto, ed ecco che sono lì insieme felici. L’amica in carne e ossa e l’ologramma. Che ballano e ridono e cantano, si scatenano. Come se fossero insieme. Ma insieme non sono. Questa è la verità ed è incontrovertibile. Che speranza che ci offre almeno questo punto fermo! Non ci si può dimenticare la profonda concretezza della realtà.
Allora se oggi qualcuno ci dovesse chiedere sinteticamente cosa abbiamo colto del Metaverso, potremmo sintetizzare così. Potremo fare tutto e anche di più, come se.

Solo che poi a dirla tutta ad un concerto ci vorremmo proprio andare, magari in macchina insieme agli amici, e vorremmo veramente ballare e cantare e magari non da soli in una sala nella nostra casa desolata, con il nostro ologramma che si diverte più di noi.  E a proposito di questo, se non l’avete ancora visto, vi lasciamo qui il video ironico dell’Ente del Turismo islandese. Quasi quasi ci è venuta voglia di partire!