Che sfida essere l’unico museo di fotografia contemporanea in Italia e per di più decentrato rispetto alla metropoli! 

Festeggia i vent’anni di attività il Mufoco di Cinisello Balsamo, hinterland milanese, che si presenta per l’occasione nella sua nuova veste agli occhi dei visitatori. L’archivio del museo contiene più di due milioni di stampe. Dodicimila immagini digitalizzate si possono sfogliare su una nuova parete multimediale all’ingresso della struttura. Innovare valorizzando il prezioso patrimonio è stato il primo passo.

Al centro del cortile di Villa Ghirlanda, sede del Museo, una grande magnolia campeggia e la targa “albero monumentale” dà ragione di un tronco possente e attorcigliato che deve aver visto passare molta storia. La cosa bella è vedere in una domenica pomeriggio piovosa, tanta gente di tutti i tipi e di tutte le età, non necessariamente esperti di fotografia.
In un angolo, su un muro alcuni post- it colorati accolgono le risposte di un laboratorio per bambini. Alla domanda che a noi sembrerebbe di difficile risposta -Che cos’è la fotografia? – Vasco, 6 anni dice: per me la fotografia è un’immagine del papà che dorme.
La fotografia ha a che fa con qualcosa che ci è caro.
Ci sembra un’introduzione perfetta alla mostra che inaugura lo spazio rinnovato.

B&W_2

 

“Questo ricordo lo vorrei raccontare” è l’ultima fatica prima della morte, di Mario Giacomelli. Avevamo conosciuto i suoi paesaggi di luci e ombre e di contrasti bianchi e neri.

Qui sono esposti in due sale 400 provini che ricostruiscono i movimenti di Giacomelli nello spazio, nella sua cascina nella campagna marchigiana e 66 opere vintage. Sarebbe morto dopo poco tempo, eppure queste foto ci sembrano un inno alla vita. 

Soprattutto nella prima sala, quella dei provini, entriamo come si entra in un vero e proprio laboratorio di idee. Emerge tutta la dedizione alla messa in scena per trovare lo scatto giusto, con vitalità e anche una certa ironia. Con meticolosità nello spostamento degli oggetti che faranno da comparse insieme al fotografo come su un set cinematografico, come cani di peluche e colombe di plastica. E poi lui, anziano con i capelli bianchi al vento. Ci fa pensare ad un bambino-adulto che in qualche modo si diverte. La fotografia non è dunque solo uno scatto ma l’ultimo atto di un processo complesso e partecipato.

…Nel recinto del linguaggio il soggetto prende una vitalità nuova, in nuove circostanze che spezza i vecchi schemi per evocare quella musica che è voglia di vivere ancora, è una preziosa mia confessione critica dell’avventura della vita… si legge in alcune righe autografe, scritte a mano, all’inizio della sala.

B&W_1

Il presidente del Museo in un’intervista racconta che il nuovo inizio del Mufoco si sposa molto bene con la mostra che lo ha inaugurato perché il testamento che ci lascia il fotografo marchigiano è aperto al futuro. Oggi tutti fanno fotografia e sembra essere qualcosa alla portata di tutti. Ma dove si vede l’autorialità di uno scatto? Nello sguardo poetico e nella capacità di ricreare mondi, come ha fatto in tutta la sua opera Mario Giacomelli. 

Vi lasciamo qui un link per approfondire!