…sotta a ’sti mur passen i tramm,

frecass e vita del ma Milan… (Ma mi, Giorgio Strehler)

Quasi 100 anni e non sentirli. Anzi, diventare un pezzo da museo e, allo stesso tempo, circolare con una certa baldanza per le vie della città. Stiamo parlando del tram Carrelli, o Ventotto, o serie 1500, come vogliate chiamarlo.
Se avete visto i manifesti in giro per Milano, saprete che una delle cinquecento vetture progettate tra gli anni ’20 e gi anni ’30, è entrata a far parte del Museo della Scienza e della Tecnica.

      

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La cosa ci ha incuriosito. Intanto abbiamo scoperto che dopo tutto questo tempo del modello ne circolano orgogliosamente ancora 125. Il sistema a carrelli da cui prende il nome ha origine negli USA con licenza rilasciata da Peter Witt, ma tutto il resto è 100% milanese e nonostante due bombardamenti negli anni ‘40 che hanno devastato gran parte della flotta, il lavoro di restauro e di rimessa in opera ha permesso al Carrelli di tornare in circolazione (piuttosto, subito dopo la guerra, con i cartoni al posto dei vetri!). Ha poi subito negli anni qualche passaggio di colore dal verde all’arancione ma ora lo vediamo in giro nella sua versione originale giallo e crema, con le panche in legno e quell’unico occhio-fanale, posto sul frontale della vettura. Con ventinove posti a sedere, centodieci in piedi e nei tempi passati anche un salottino fumatori sul fondo.

Perché ha meritato un posto nel museo? Perché la sua storia è una storia di tradizione e di innovazione. Chi l’ha progettato è stato lungimirante già allora, proponendo un tipo di mobilità elettrica su binari che ora fa da modello anche per i nuovi bus green, che si ricaricano utilizzando un sistema pantografo simile a quello del Carrelli. Per non parlare del fatto che è diventato un modello iconico in giro per il mondo, da San Francisco a Madrid, a Vienna e a Lisbona. Un tram affidabile, innovativo e ormai un simbolo riconoscibile dappertutto.

Bisognerebbe rileggere quel racconto di Rodari in cui il professor Grammaticus, in giro per strada si accorge di un cartello sbagliato appena affisso da un operaio: “Attenti al Tran”.  

L’uomo è così indignato per l’errore che un passante lo nota e gliene chiede il motivo. Non può sopportare gli errori di ortografia.

“Pensavo- disse il passante- in fondo quel cartello non è sbagliato come crede lei”

“Benissimo. Allora ci scriva addirittura “attenti al trantran”

“Ecco. È proprio quello che stavo pensando. Il tram è pericoloso, ma il TRANTRAN è più pericoloso ancora. Il tram può spezzare una gamba, ma il TRANTRAN può uccidere il pensiero. Non è peggio?”

E, conclude Rodari, sono parole su cui dovremmo meditare anche noi.

Insomma, chi ha progettato il tram Carrelli 100 anni fa, di pensiero vivo e di capacità immaginativa ne ha avuto da vendere. 

Aveva davanti agli occhi il futuro!

Vi lasciamo qui un link interessante.