Cosa succederebbe se un giorno Milano si svegliasse circondata dal mare? Ammettiamolo, quanti liquiderebbero la domanda bollandola come ipotesi irrealizzabile e per questo assurda? Forse, nel mondo adulto, tutti noi.
Ma Gianni Rodari, di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita, aveva un pensiero molto chiaro al proposito: l’unico modo per aprire la mente è sviluppare (o mantenere) il pensiero divergente e cioè la capacità di rompere continuamente gli schemi dell’esperienza. Così si coltiva una mente che fa domande. Che vede opportunità e non pericoli, capace di giudizi autonomi. Una mente fluida. È “creativa”, scrive Rodari, una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti, che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. (cit. La Grammatica della Fantasia, Einaudi 1973)

Ci interessa sottolineare un aspetto su cui Rodari insiste: la creatività è democratica. Appartiene a tutti e tutti possono incrementarla. Leggiamo dalle sue stesse parole: “La società è sempre a caccia della creatività per usarla per i propri scopi ma è come dire “cercasi persone creative perché il mondo resti com’è”. Nossignore- scrive Rodari- Sviluppiamo la creatività di tutti perché il mondo cambi”

 

sfondo

 

Non facciamo l’errore di pensare che la creatività sia per pochi. Noi pensiamo che sia un’attitudine della mente necessaria e fondamentale per affrontare qualsiasi cambiamento, soprattutto in questo particolare momento storico.

La fantasia non è roba da bambini. In qualche modo fa parte del nostro essere umani, fin da quando disegnavamo dentro le caverne. Dovremmo accoglierla e svilupparla. Rodari ci spinge, con le regole suggerite nella sua Grammatica, a lasciarci “stravolgere”: prendiamo il concetto di binomio fantastico che sta alla base del suo pensiero. Si pensano due parole che non c’entrano nulla l’una con l’altra. E più le due parole sono distanti tra loro tanto più sarà potente la fantasia necessaria per creare la storia che le coinvolge. Insomma, più la contrapposizione è forte più dobbiamo metterci in gioco e creare, fantasticare.

“È difficile fare cose difficili: – ammoniva – parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi».”